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Pinturicchio a Spello: un viaggio artistico nella Cappella Baglioni

Cosa ci fa nella Cappella Baglioni a Spello un’opera del Pinturicchio? Nella chiesa di Santa Maria Maggiore è conservata una delle sue opere più celebri. Tra la fine dell’estate del 1500 e la primavera dell’anno successivo decorò la cupola con un capolavoro articolato su diverse parti. Il 17 agosto 1500, Troilo Baglioni divenne Vescovo di Perugia e probabilmente si trasferì nella città. Troilo e il fratello Giampaolo erano i superstiti della famiglia Baglioni, che aveva rischiato la fine durante le tumultuose Nozze di Sangue.

La cappella Baglioni a Spello

La decorazione della cupola della Cappella Baglioni a Spello da parte di Pinturicchio è un capolavoro articolato su diverse parti. Al centro del soffitto, le Sibille sono rappresentate, sedute su troni, divise da costoloni riccamente adornati da grottesche. L’attenzione di Pinturicchio per le grottesche, ispirate dalla riscoperta della Domus Aurea di Nerone, si riflette in molti dei suoi lavori successivi. Le pareti della cappella ospitano tre scene principali: Annunciazione, Adorazione dei pastori e la Disputa di Gesù coi dottori. Ogni scena è trattata con una precisione analitica, ricca di dettagli che conferiscono importanza sia al particolare che all’insieme. Lo sfondo aperto delle scene offre una vista idilliaca della campagna, densa di dettagli che dimostrano una importante capacità di resa del paesaggio da parte dell’artista.

Nella Disputa di Gesù coi dottori, per esempio, Pinturicchio nella Cappella Baglioni di Spello inserisce diversi tipi di alberi ai lati del tempio, evidenziando la sua conoscenza della natura circostante. Un aspetto politico si insinua anche nell’opera, come si può notare nell’Adorazione dei Pastori, dove si riconosce lo stemma della famiglia Baglioni. Giampaolo Baglioni, su un cavallo bianco impennato, e il fratello vescovo Troilo, raffigurato nella Disputa vestito di nero, sono facilmente riconoscibili. Pinturicchio non solo sapeva rendere paesaggi ammaliatori, ma anche ritratti di personaggi con una precisione che affondava le radici nella realtà. I due fratelli Baglioni sono infatti ben riconoscibili nelle loro fattezze. Infine, Pinturicchio regala ai visitatori il suo autoritratto, una scoperta che lasceremo ai nostri lettori il piacere di fare.

Il Pinturicchio

Bernardino di Betto Betti, noto come Pinturicchio, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama dell’arte italiana. Il soprannome “piccolo pintor” che gli fu affibbiato, derivava dalla sua corporatura minuta, ma la grandezza delle sue opere non conosceva limiti. Per lungo tempo si è pensato che Pinturicchio si fosse formato sotto la guida di Perugino, ma la realtà è che il suo maestro è da cercare tra la generazione precedente di pittori, come Bartolomeo Caporali, con influenze anche da artisti esterni come Benozzo Gozzoli. Fu sicuramente influenzato dai movimenti artistici fiorentini e adriatici, tramite figure come Perugino e Piero della Francesca, che gli fornirono una spazialità monumentale dominata da prospettive e composizioni solide. Il suo stile si distingueva per un gusto edonistico per le immagini variopinte e per i forti cromatismi.

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